E' ciò che si può definire una pioniera. La prima donna che si è conquistata gli onori e la fama nel mondo dell'arte di stampo maschilista.
Tecnicamente non è la mia preferita (nonostante sia stata allevata dalla scuola del mio mito:il Caravaggio) ma, per storia ed estrazione gode della mia più completa e sincera ammirazione.
da Wikipedia
Artemisia Lomi Gentileschi (Roma, 8 luglio 1593 – Napoli, 1653) è stata una pittrice italiana di scuola caravaggesca.
Vissuta durante la prima metà del XVII secolo, riprese dal padre Orazio il limpido rigore disegnativo, innestandovi una forte accentuazione drammatica ripresa dalle opere del Caravaggio, caricata di effetti teatrali; stilema che contribuì alla diffusione del caravaggismo a Napoli, città in cui si era trasferita dal 1630.
Negli anni Settanta del secolo scorso Artemisia, a partire dalla
notorietà assunta dal processo per stupro da essa intentato, diventò un
simbolo del femminismo internazionale, con numerose associazioni e
circoli ad essa intitolate. Contribuirono alla affermazione di tale
immagine la sua figura di donna impegnata a perseguire la propria
indipendenza e la propria affermazione artistica contro le molteplice
difficoltà e pregiudizi incontrati nella sua vita travagliata.
Per una donna all'inizio del XVII secolo dedicarsi alla pittura, come
fece Artemisia, rappresentava una scelta non comune e difficile, ma non
eccezionale. Prima di Artemisia, tra la fine del 500 e l'inizio del
600, altre donne pittrici esercitarono, anche con buon successo, la loro
attività. Possono essere menzionate Sofonisba Anguissola (Cremona ca. 1530 - Palermo ca. 1625) che fu chiamata in Spagna da Filippo II; Lavinia Fontana (Bologna, 1552- Roma, 1614) che si recò a Roma su invito di papa Clemente VIII; Fede Galizia (Milano o Trento, 1578 – Milano 1630) che dipinse, tra l'altro, magnifiche nature morte e una bella Giuditta con la testa di Oloferne; Lucrina Fetti (Roma, 1600 ca. – Mantova, 1651) che seguì il fratello Domenico nella città dei Gonzaga. Altre pittrici, più o meno note, intrapresero la loro carriera quando Artemisia era in vita.
Se si valutano i loro meriti artistici, il giudizio liquidatorio di Longhi a favore di Artemisia come «l'unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura...» appare alquanto ingeneroso[31]. Tuttavia c'è, sia nell'arte sia nella biografia di Artemisia Gentileschi, qualcosa che la rende specialmente affascinante e che spiega l'interesse di alcuni scrittori e di alcune scrittrici nei suoi confronti.
La prima scrittrice che decise di costruire un romanzo attorno alla figura di Artemisia, fu Anna Banti, la moglie di Roberto Longhi. La sua prima stesura del testo, in forma manoscritta era avvenuta nel 1944, ma fu perduta nel corso delle vicende belliche. La decisione di ritornare sul libro, intitolato Artemisia, scrivendolo in forma assai diversa, avvenne tre anni dopo. Anna Banti si pone nel suo nuovo romanzo in dialogo con la pittrice, in forma di "diario aperto", in cui cerca – in parallelo al racconto dell'adolescenza e della maturità di Artemisia – di spiegare a se stessa il fascino che ne subisce, e il bisogno che avverte di andare al di là - in un dialogo da donna a donna - delle limpide (seppur appassionate) valutazioni artistiche di cui avrà tante volte discusso con Roberto Longhi[32].
Più di cinquant'anni dopo, nel 1999, la scrittrice francese Alexandra Lapierre affronta, ancora con un romanzo, il fascino enigmatico della vita di Artemisia, e lo fa a partire da uno studio scrupoloso della biografia e del contesto storico che le fa da sfondo. L'indagine psicologica che passa tra le righe del romanzo, per comprendere il rapporto tra Artemisia donna e Artemisia pittrice, finisce per chiamare in causa, come leitmotiv, quello della relazione - fatta di un affetto che stenta a esprimersi e da una latente rivalità professionale - tra padre e figlia.
Ancora un altro romanzo, pubblicato più di recente anche in Italia, quello di Susan Vreeland (The Passion of Artemisa), si pone nella scia della popolarità assunta da Artemisia Gentileschi nell'ambito della lettura data, in chiave femminista, alla sua figura, e sembra voler sfruttare il recente successo dei romanzi storici che prendono le mossa da un'opera d'arte e dal suo autore. Incerti, per analoghe ragioni, sono i risultati ai quali, secondo la critica[33], giunge la regista francese Agnes Merlet, con il film Artemisia. Passione estrema.
Se si valutano i loro meriti artistici, il giudizio liquidatorio di Longhi a favore di Artemisia come «l'unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura...» appare alquanto ingeneroso[31]. Tuttavia c'è, sia nell'arte sia nella biografia di Artemisia Gentileschi, qualcosa che la rende specialmente affascinante e che spiega l'interesse di alcuni scrittori e di alcune scrittrici nei suoi confronti.
La prima scrittrice che decise di costruire un romanzo attorno alla figura di Artemisia, fu Anna Banti, la moglie di Roberto Longhi. La sua prima stesura del testo, in forma manoscritta era avvenuta nel 1944, ma fu perduta nel corso delle vicende belliche. La decisione di ritornare sul libro, intitolato Artemisia, scrivendolo in forma assai diversa, avvenne tre anni dopo. Anna Banti si pone nel suo nuovo romanzo in dialogo con la pittrice, in forma di "diario aperto", in cui cerca – in parallelo al racconto dell'adolescenza e della maturità di Artemisia – di spiegare a se stessa il fascino che ne subisce, e il bisogno che avverte di andare al di là - in un dialogo da donna a donna - delle limpide (seppur appassionate) valutazioni artistiche di cui avrà tante volte discusso con Roberto Longhi[32].
Più di cinquant'anni dopo, nel 1999, la scrittrice francese Alexandra Lapierre affronta, ancora con un romanzo, il fascino enigmatico della vita di Artemisia, e lo fa a partire da uno studio scrupoloso della biografia e del contesto storico che le fa da sfondo. L'indagine psicologica che passa tra le righe del romanzo, per comprendere il rapporto tra Artemisia donna e Artemisia pittrice, finisce per chiamare in causa, come leitmotiv, quello della relazione - fatta di un affetto che stenta a esprimersi e da una latente rivalità professionale - tra padre e figlia.
Ancora un altro romanzo, pubblicato più di recente anche in Italia, quello di Susan Vreeland (The Passion of Artemisa), si pone nella scia della popolarità assunta da Artemisia Gentileschi nell'ambito della lettura data, in chiave femminista, alla sua figura, e sembra voler sfruttare il recente successo dei romanzi storici che prendono le mossa da un'opera d'arte e dal suo autore. Incerti, per analoghe ragioni, sono i risultati ai quali, secondo la critica[33], giunge la regista francese Agnes Merlet, con il film Artemisia. Passione estrema.
Allegoria dell'Inclinazione |
S. Caterina da Alessandria |
ciliegie |
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